L’Antropologia della mente può essere impiegata in vari campi sia del sapere che dell’esperienza comune quotidiana.

La fondamentale domanda che si pone la disciplina riguarda la relazione che esiste fra la dimensione biologica del vivere e quella culturale. Esiste un sottile filo che lega la dimensione ed il sentimento dell’essere, quello del dover essere e del poter essere. Sulla base di questo presupposto, l’Antropologia della Mente si chiede anche se può esistere una base biologicamente indotta del comportamento etico.

In questa ottica, la disciplina è in grado di fornire alcune chiavi di lettura sui ruoli della persuasione, del convincere e consuadere nell’azione educativa, sia scolastica che genitoriale.

Un’altra tematica che l’Antropologia della Mente affronta è il ruolo che il dolore e la sua percezione mentale svolge nella vita degli esseri umani e dell’intera umanità, indipendentemente dalla collocazione geografica delle persone stesse e dal periodo storico nelle quali esse vivono. Acquista in questo senso importanza anche la valutazione che le diverse persone, compartepici della stessa cultura o meno, operano nei confronti del privato e del pubblico.

Infine, l’Antropologia della Mente affronta anche la questione Dio, intesa come necessaria problematizzazione che cerca di conferire (o togliere) significato alla formazione dela coscienza umana, intesa cone facoltà del cervello sotto forma di mente.