E’ tutta questione di… onestà intellettuale.
Carissimi lettori, grazie alla collaborazione della cara amica e collega Katia Bovani, ritorno anche il lunedì con un ulteriore articolo, dedicato prevalentemente a temi di attualità politica. Il giovedì, gli argomenti potranno vertere invece su temi diversi da quelli strettamente politici.
Ecco quindi le prime considerazioni.
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È tutta questione di… avidità.
Voi sapete come la penso sulla questione migrazione. Prossimo serbatoio di voti per la sinistra, oramai moribonda; occasione finanziaria per continuare a sfruttare povera gente, tanto noi quanto loro; sistema mondiale legato alla criminalità organizzata, di cui noi italiani sappiamo essere esponenti decisamente di bravura; situazione a cui l’Europa pare altamente disinteressata, perché deve mantenere in piedi la sua burocrazia finalizzata a non risolvere nulla, in perfetta sintonia con questo governo.
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Quasi tutti noi siamo portati a credere che l’evoluzione della specie consista in un miglioramento di condizioni di vita rispetto a quelle nelle quali ci troviamo. E questo è indubbiamente vero. La mia riflessione però oggi riguarda il metodo che l’evoluzione utilizza per questo miglioramento.
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È tutta questione di… prospettiva.
Roberto, laureato in Ingegneria Aerospaziale presso l’ateneo di Napoli con il massimo dei voti e menzione, non tornerà più nella nazione che lo ha preparato per la solita miopia evolutiva e progettuale di questa classe politica.
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È tutta questione di… invisibilità.
Esiste la ragion di stato, in tutti gli stati del mondo e da molto tempo, in nome della quale alcune cose accadano senza che siano troppo chiaramente percepite. E si dice che è per la difesa della nazione, per l’incolumità dei propri cittadini e per altri motivi altrettanto seri. Uno tra questi ultimi, di suprema importanza, è la preservazione delle istituzioni repubblicane nel nostro caso, o comunque di quelle statuali.
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È tutta questione di… schifezza.
Ora i morti galleggiano sull’acqua, mentre noi italiani dove ci apprestiamo a galleggiare o ad affondare? Non tutti gli italiani, ovviamente, perché alcuni sono dotati di solide imbarcazioni, frutto del lavoro di coloro che ora non hanno che un canotto, quando è tanto, a volte sgonfio.
Quando affermo che siamo australopitechi presuntuosi, lo dico con cognizione di causa, visto che noi italiani facciamo di tutto per allontanarci dai comportamenti primigeni. Non siamo mai stati un popolo insensibile alle tragedie umane, forse per merito del cristianesimo nell’insegnamento del quale siamo cresciuti, oppure per merito di un libero arbitrio che sa diventare coscienza civile quando siamo di fronte ad una tragedia immane come questa.
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