Tre brevi interventi, nei quali chiarisco la mia posizione disciplinare, rispetto a questa situazione:
È tutta questione di… fiducia.
Sono veramente stanco. Stanco di leggere notizie come questa.
Si tratta dell’ennesimo episodio di maltrattamenti fisici e psicologici, su alunni di scuola dell’infanzia da parte di alcune insegnanti. Non ritornerò sui soliti luoghi comuni legati alla delicatezza dell’età in cui si trovano gli esseri umani che frequentano la scuola italiana.
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E’ tutta questione di… ragionevolezza.
Alla fine, pare proprio che avranno ciò che meritano, e cioè la bocciatura. Oddio, a ben vedere la bocciatura non è ancora certa, e le parole del Preside non fanno pensare ad un simile epilogo. Comunque sarà deciso, anche la bocciatura sarebbe insufficiente. E non tanto perché occorre una pena più severa (ovvero quella penale), ma soprattutto perché non siamo di fronte a semplici bulli inconsapevoli, così come vogliono farci credere. Certo, siamo di fronte ad una psicopatologia, ma che è ormai quotidiana e generalizzata, più o meno in tutti noi. Anche negli adulti.
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È tutta questione di… miseria.
Qualcosa dovremmo pur chiederci, di fronte a notizie come questa. Mi sembra ovvio che non stiano funzionando almeno due cose, in questa nostra società italiana: scuola e famiglia.
Rendiamoci anche conto che queste due istituzioni sociali e culturali sono portatrici, a quest’età specialmente (anche se lo rimangono a lungo oltre i dodici anni), di quei valori e punti di riferimento con i quali i nostri giovani crescono.
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E’ tutta questione di… ignoranza.
In uno dei miei ultimi articoli mi lamentavo, attraverso il mio consueto modo di essere paradossale, di come alcuni insegnanti pretendano di essere anche educatori, agghindandosi in modo inappropriato. Ho inserito questo mio articolo in un gruppo di Fb, e apriti cielo! Nessuno, tranne una persona, non a caso femmina, ha compreso il significato del mio scritto e hanno quasi tutti reagito con l’intestino (in genere non si dice intestino, ma dicono “di pancia”… ma la cosa è identica).
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È tutta questione di… onnipotenza.
Leggo di madri e colleghi/e indignate per l’abbigliamento delle maestre/colleghe/i. Anche se con la laurea, bisogna chiedersi come queste nuove figure si presenteranno a scuola, persino nell’abbigliamento, nei modi e dunque nella funzione.
Fatevi un giro nelle classi, in qualsiasi scuola, di ogni ordine o grado, per arrivare, persino, all’università e vedrete: innanzi tutto, quasi tutti gli insegnanti sono femmine umane. E poi, che femmine! Minigonne, tacco quasi 12, vestiti sgargianti e improbabilmente mattutini, collane ed orecchini che sembrano cordoni e lampadari, tatuaggi in ogni dove, di tutte le misure. Se questo è il modo di comunicare importanza istituzionale ai giovani studenti, ditemi voi se è credibile la #buonascuola di #Renzi.
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È tutta questione di… patologia.
Certo che se i gay delle unioni civili sono come questi assassini siamo messi bene!
Ma non crediate che il chemsex – in voga a Londra e dilagante in Europa – il sesso dello sballo fatto per 72 ore, continuato e senza dormire né mangiare, sia qualche cosa di tipico del mondo gay.
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Lo cantava tanti anni fa Caterina Caselli che la verità fa male, e sembra che faccia male ancora, ma non c’è da meravigliarsi in questa nazione, specialmente in questo periodo.
Questa notizia è importante perché ci dice che qualche professore non ha ancora chiaro quale sia la situazione in Italia.
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È tutta questione di… ineducazione.
Leggere una notizia come questa diventa l’occasione di ragionare seriamente sulla relazione che esiste fra la famiglia, i media e la scuola.
Dalle dichiarazioni della Preside emerge che la scuola ha fatto quello che ha potuto, eppure non è affatto vero. Nello stesso modo si sono comportate le famiglia di questi ragazzini, perché in altra situazione esistenziale questo non sarebbe stato possibile, oppure sarebbe stato difficilmente attuabile.
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