In questi giorni ho iniziato il Corso di Psicologia Generale presso la Scuola Politecnica di Genova che comprende, secondo le direttive della Legge Gelmini, le Facoltà di Architettura e Ingegneria. Anche in questo nuovo anno accademico gli studenti sono molti, oltre 160 ed averli tutti in una grande aula fa sempre un certo effetto, quanto meno emoziona sensibilmente.

L’età media sia aggira intorno ai ventuno anni, ripartiti più o meno equamente fra i due sessi.

Si tratta di studenti che poco sanno dei comportamenti umani, di come funziona la mente, di quanto i loro desideri influenzino la percezione del mondo e che questa, in realtà, sia una costruzione neuronale soggettiva, in grado di cambiare l’architettura della loro vita quasi costantemente.

La cosa più interessante, e sconvolgente da certi punti di vista, specialmente rispetto a quello che sentiamo spesso raccontare sulla vita scolastica dei nostri figli, è che l’intero numero degli studenti, tranne qualche sporadico caso, è stato, per esempio nella lezione di questa settimana, per ben due ore e mezza in stato di attenzione costante verso gli argomenti trattati.

Due ore e mezza non sono affatto poche per la nostre mente, direi per la mente adulta di qualsiasi individuo. È vero che loro sono giovani, e il livello delle forze che hanno è quello necessario ad affrontare una vita che purtroppo si propone sempre più complessa e difficile, ma è anche vero che, evidentemente, vi è qualche cosa di più che permette loro questa “reazione oraria”.

 

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