È tutta questione di… ridicolaggini politiche.
Bene. Pare proprio che, per la prima volta nella storia repubblicana, avremo un governo “contrattualizzato”.
Partiamo dall’inizio, cioè dall’uso della lingua italiana. “Contratto di governo” non significa nulla, zero. Infatti, a differenza di qualunque altro contratto che noi comuni cittadini ci troviamo a sottoscrivere, quello redatto e firmato dai nostri futuri governanti non può (come si dice in gergo tecnico) “essere portato ad esecuzione”.
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È tutta questione di… scheletri nell’armadio.
Di per sé non c’è nulla di sconvolgente. Davvero si può pensare che l’attrazione sessuale, che non ha genere, possa essere bandita dai comportamenti umani? Solo qualche struttura umana particolarmente coinvolta da questa attrazione può permettersi il compito di allontanare i propri adepti da qualcosa che quotidianamente irretisce qualsiasi individuo della nostra specie.
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È tutta questione di… politica.
Siamo in una situazione critica in Italia? Direi di sì, ma non è una questione esclusivamente nazionale. Penso che la situazione sia critica per il mondo intero. È sufficiente leggere le notizie che provengono dalle diverse parti del globo, sulle politiche sconsiderate verso la Natura e il pianeta, dai media che si dedicano a cose inutili e circensi (senza nessuna offesa verso la tradizione di questi grandi artisti…).
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È tutta questione di… giusta misura.
Qualche settimana fa, ho avuto una bellissima chiacchierata con un caro amico, Marco Palombi. Si occupa di economia da parecchi anni e commentando la situazione generale mondiale che stiamo vivendo, mi ha raccontato quello che ora io vi scrivo.
Un suo amico, o meglio un conoscente, politico all’interno del consiglio comunale di Roma, appartenente ad uno schieramento di cui non faccio il nome per mia vergogna, era particolarmente onorato di aver stretto la mano al procuratore antimafia della capitale. Le parole che il politico utilizzava erano comunque significative, perché diceva di aver conosciuto un eroe.
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Bene, ha vinto il no e abbiamo perso tutti. Eh, sì, perché questa è la reale situazione e mi spiego meglio.
Secondo me, il popolo, ossia tutti noi, esclusi i parlamentari, i dirigenti dalle prebende d’oro, gli imprenditori collusi e concussi, insomma una grande fetta del popolo italiano e che popolo non è, hanno perso. In effetti, ha vinto la Costituzione, non certo coloro che la rappresentano politicamente, perché il popolo si è espresso rispetto ad essa, non certo rispetto ai politici. Inoltre, ora dobbiamo attendere che cosa farà il padre del meraviglioso “Mattarellum”, e non è affatto detto che dia di nuovo il mandato a #renzistaisereno. Il quale, ieri sera ha fatto un discorso apparentemente bello, ma che, sulla esperienza del suo modo di tranquillizzare #enricostaisereno, non mi fornisce nessuna serenità.
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È tutta questione di… empatia.
Questa la notizia, alla quale non mi sembra sia stata prestata la dovuta attenzione. Per questo motivo, nei limiti della mie possibilità, la riprendo io qui.
Ci si lamenta spesso, anche da parte di tutte le provenienze partitiche e movimentistiche, della magistratura. Io non l’ho mai fatto, perché ritengo decoroso tacere, fino a quando le accuse non si definiscono sotto forma di sentenza. Ecco perché in questo caso affronto il tema, ma dal mio punto di vista.
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È tutta questione di… parlare chiaro.
E’ quello che farò oggi. E vi confiderò anche, senza temere giudizi, alcune mie decisioni in materia politica.
Quelli che seguono questo blog sanno che non amo occuparmi troppo di politica italiana, anche perché in questa nazione i politici non parlano di politica ma di interessi personali presentati come popolari. Insomma la politica italiana è transgender e non interessa alla maggior parte delle persone, tranne quando si tratta di dover affrontare il tema della riforma Boschi.
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È tutta questione di… resistenza.
Resistere a cosa, chiederete voi? Alla politica italiana, naturalmente, o forse sarebbe meglio dire a come questa viene comunicata dai telegiornali. Non so voi ma io sto assistendo ad un siparietto che ricorda molto più un mercato rionale di bassissima lega alfabetica che uno scambio di idee per il bene dell’Italia.
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È tutta questione di… ottusità.
Certo fa piacere leggere una notizia simile ma, al tempo stesso, interpretarla come una vittoria partitica è semplicemente miserabile. La proposta di una task force di Caschi Blu per la cultura è qualcosa di talmente ovvio, banale e normale – specialmente di fronte alle barbarie di coloro che distruggono monumenti per venderne le macerie e comprarsi armi – che nessuno dovrebbe farsene un vanto.
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